venerdì 12 febbraio 2021

Il neoministro Patrizio Bianchi, Pippo Morelli e la Cisl in Emilia Romagna: costruire futuro a partire dal presente.

Gli emiliano romagnoli conoscono bene il neo Ministro dell'Istruzione del (variegato) Governo Draghi: Patrizio Bianchi.

Ferrarese, classe 1952, Bianchi si è laureato a Bologna e perfezionato alla London School of Economics, importante è stata la sua esperienza decennale come Assessore Regionale. I suoi studi si sono concentrati nell'intreccio tra sviluppo umano, educazione e politiche industriali, anche rispetto ai big data e all'intelligenza artificiale.

 Patrizio Bianchi

Meno noto è quando lo stesso Bianchi, a cavallo tra anni settanta e ottanta, abbia collaborato intensamente con la Cisl in Emilia Romagna ed in particolare con il suo ufficio studi: l'Isfel.

E' facile comprendere che il trentenne futuro Ministro dell'Istruzione ebbe un grande vantaggio: incontrò, come segretario della Cisl emiliano-romagnola, Pippo Morelli, (ritratto in una foto del periodo) divenuto segretario generale proprio nel 1982.

Grazie alla collaborazione di Loris Cavalletti ho raccolto nel libro:
"Sapere, Libertà, Mondo. La Strada di Pippo Morelli" una testimonianza del neo ministro che è riportata nel volume.

Patrizio Bianchi, insieme all'economista del lavoro Gilberto Serravalli e al giovane concittadino Andrea Gandini, fu una delle architravi nel rilancio dell'ufficio studi di una Cisl che lo stesso Morelli definiva come "periferica", ma che grazie all'orientamento strategico così fortemente rafforzato dal suo segretario generale si trovò ad essere un punto di riferimento per un mondo molto più ampio del suo tradizionale raggio d'azione. 

Ha testimoniato Bianchi in "Sapere, libertà, mondo": "un tratto caratterizzante di quegli anni fu il rafforzamento della Cisl Emilia Romagna a livello nazionale, rafforzando, internamente, il ruolo e la funzione dell'ufficio studi".

Insieme a Morelli e a Gilberto Serravalli, il ricercatore ferrarese contribuì, ad esempio, ad organizzare all'inizio dell'estate del 1983, un importante convegno regionale promosso dalla Cisl e dall'Isfel sul tema: "Emilia-Romagna: fra crisi del modello e alternative possibili".

Si intrecciavano temi decisivi per l'economia regionale e per l'azione del sindacato.

Racconta ancora il neo ministro in Sapere Libertà Mondo: "Per la Cisl nell'Emilia Romagna di quegli anni era davvero importante, non potendo contare sulla forza organizzativa della Cgil, strutturare un ufficio studi e ricerche che non si limitasse a preparare i discorsi della segreteria, ma che animasse il dibattito sindacale, politico e culturale regionale, in un'ottica di innovazione e di comprensione dei cambiamenti del mondo produttivo e del mercato del lavoro."

Molto interessante, nel racconto di Bianchi, è anche la riflessione sul rapporto con la Cgil ed il Pci:

"La Cisl Emilia-Romagna non poteva che giocare d'attacco come anticipatrice di idee avendo di fronte il Pci e la Cgil emiliani, che, come detto, avevano caratteristiche diverse, peculiari risetto a quelle del livello nazionale, anche per lo storico ruolo di governo della sinistra nella Regione". 

In quegli anni molto si discusse, con grande capacità anticipatoria, di una cultura industriale sostenibile in cui le imprese più grandi si integrassero con il sistema delle piccole aziende emiliane in un'ottica di rapporto tra impresa e territorio coerentemente con un concetto avanzatissimo di "autogestione". Uno degli strumenti individuati fu quello dei consorzi di aziende cooperative.

Un patrimonio che, sottolineava Morelli, condividendo questo approccio con Bianchi e Serravalli, e con tutta la Cisl Emilia Romagna non si doveva lasciare a "una elité di tecnici, con una netta separazione tra informazioni e mansioni, ma avrebbe dovuto produrre un coinvolgimento progressivo di tutti i lavoratori".

Una visione ed un'azione ambiziosa quindi in cui la Cisl si dimostrava palestra per giovani talenti che si sarebbero poi affermati, proprio come Bianchi, a livello nazionale ed internazionale.

Una Cisl che, fedele al suo Dna, non solo pensava (e pensa) il futuro, ma lo costruisce nel presente.  

Francesco Lauria

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