Quando chiusi il delicato capitolo sulla rottura sulla scala mobile e la riforma organizzativa del sindacato del libro Sapere, Libertà, Mondo respirai un po'.
Dopo aver letto decine e decine di pagine di materiali profondissimi dell'Isel (il Centro Studi guidato da Ezio Tarantelli e promosso dalla Cisl) e dell'Ufficio Studi Cisl, allora discussi animatamente e pubblicamente con i sindacalisti e il mondo della cultura, decisi due citazioni antitetiche anche se quasi contemporanee per l'inizio del capitolo.
La prima di Margaret Thatcher e la seconda di Ezio Tarantelli.
Io penso che la storia e, se vogliamo anche la pandemia, abbiano dimostrato quanto Ezio Tarantelli avesse ragione e quanto Margaret Thatcher profondamente torto. Non dimentichiamolo. Non solo ogni 27 di marzo.
"Stanno scaricando i loro problemi sulla società. E, come sapete, la società non esiste. Esistono gli individui, gli uomini e le donne, ed esistono le famiglie. E il governo non può fare niente se non attraverso le persone, e le persone devono guardare per prime a se stesse. È nostro dovere badare prima a noi stessi e poi badare anche ai nostri vicini. Le persone pensano troppo ai diritti senza ricordarsi dei doveri, perché non esiste un diritto se prima qualcuno non ha rispettato un dovere."
Margaret Thatcher, discorso pubblico, 31 ottobre 1987
"Il tempo passa. I disoccupati aumentano. Ce ne sono ormai 15 milioni in Europa. Suggerisco che la sigla Cee sia letta, in segno di lutto: una Comunità Europea in Estinzione. In un articolo recente su queste colonne ho proposto, per così dire, di pagare i disoccupati europei in scudi. Da allora, questa proposta è stata ripresa e appoggiata da più parti. Vale quindi la pena di riprenderla […]. I paesi europei somigliano ad altrettanti nuotatori che esitano a tuffarsi dal trampolino. Ognuno dice all’altro: prima reflazioni tu, poi mi butto io. Nel nuovo sistema, chi rinuncia a prelevare da Bruxelles gli scudi a cui ha diritto resta sul trampolino, mentre gli altri rilanciano l’occupazione nazionale. In altre parole, chi non coordina la propria ripresa con quella degli altri, resta indietro."
Ezio Tarantelli, articolo pubblicato postumo, «la Repubblica»,
31 marzo 1985.
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