mercoledì 14 luglio 2021

Il cammino di un sindacalista (recensione di Salvatore Vento, Conquiste del Lavoro 14 luglio 2021).

La mia esperienza sindacale nella Cisl genovese va dagli anni 1974/75 al 1989. Per me, che ero un giovane militante della “nuova sinistra”, l’adesione alla Cisl è avvenuta proprio perché al vertice dell’organizzazione c’erano persone come Pierre Carniti, Pippo Morelli, Bruno Manghi, Sandro Antoniazzi e soprattutto la Fim Cisl.

Ci accomunava una visione del sindacato come “soggetto politico di trasformazione sociale”. E in quegli anni si raggiunsero in effetti conquiste sociali coerenti con questa impostazione: sul piano dei diritti del lavoro, lo Statuto dei lavoratori, l’inquadramento unico operai-impiegati, le 150

ore; sul piano sociale, la legge di parità uomini-donne, il superamento dei manicomi, la riforma sanitaria e l’istituzione del servizio sanitario nazionale. L’ampia ricerca di Francesco Lauria costituisce perciò un utile strumento per ripercorrere, attraverso la strada di Pippo Morelli, un periodo storico di fondamentale importanza.

Il libro si compone di tre parti: l’esperienza umana e sindacale di Morelli; le testimonianze raccolte dall’autore nel corso degli anni; gli scritti e gli interventi.

La breve prefazione è di Bruno Manghi (ma ripetutamente citato nel libro), mentre la post fazione di Ivo Lizzola è un vero e proprio saggio. 

Alcune scelte controcorrente di Morelli, caratterizzano la sua coerenza. 

Nel grande ciclo di lotte e di entusiasmi collettivi del lungo ’68, Morelli è già un uomo di 37 anni, che riesce a capire e a immergersi con anima e corpo nel nuovo clima sociale. Secondo Carniti era un cattolico di sinistra intransigente, come il suo concittadino

Giuseppe Dossetti che, infatti, lasciò la politica, e, da sacerdote, si trasferì a Gerusalemme.

Nel 1974 si doveva scegliere il sostituto di un leader carismatico come Carniti a capo della Fim e i due candidati, erano Pippo Morelli e Franco Bentivogli. Ebbene, ricorda Tommaso Bruno, assistetti ad una scena che non ho mai più visto da nessuna parte: Morelli intervenne a favore di Bentivogli, perché a suo dire era il più bravo non solo come contrattualista, ma anche come dirigente, dal punto di vista politico e organizzativo.

Franco Bentivogli, a sua volta, intervenne dicendo che la FIM aveva bisogno della cultura e delle capacità elaborative di Morelli e che sarebbe stato felicissimo di lavorare ancora con lui fianco a fianco.

Una scena, conclude Tommaso Bruno, di grande valore etico, morale e umano che non posso dimenticare e che mi ha fatto capire ancora una volta la bellezza di essere in questa organizzazione. Poi, come noto, il Consiglio generale elesse Franco Bentivogli. 

Nel 1968 si pronunciò contro l’intesa dei sindacati confederali sulle pensioni sottoscritta con il governo Moro che suscitò una larga opposizione nelle fabbriche metalmeccaniche del triangolo industriale e la Cgil ritirò l’assenso, mantenuto invece da Cisl e Uil.

Morelli, per protesta, si dimise dalla segreteria della Cisl milanese e scrisse un articolo per rivendicare “il dovere di dissentire”.

Nel 1978 nel periodo del compromesso storico e della linea dell’Eur, basata sulla politica dell’austerità, all’assemblea nazionale dei consigli generali e dei delegati svoltasi all’Eur il documento conclusivo vedrà l’astensione di 103 sindacalisti della “sinistra sindacale” la cui posizione sarà illustrata da Morelli. 

Al convegno della sinistra sindacale a Firenze (aprile 1980) è proprio Morelli a svolgere la relazione introduttiva.

All’Assemblea organizzativa nazionale di Abano Terme (1987), ricordata anche da Franco Marini, Morelli, già direttore del Centro studi di Firenze, votò contro la decisione di fare marcia indietro rispetto al limite di due mandati in segreteria. Nei mesi di febbraio-marzo 1984, dopo dodici anni di vita, si consuma l’esperienza della Federazione Cgil Cisl Uil. 

Durante la grave crisi dei rapporti unitari sul tema della scala mobile Pippo, segretario generale della Cisl Emilia-Romagna (il primo senza la tessera della

Dc), pur sostenendo la posizione di Carniti, si sforzò sempre di ricostruire momenti unitari.

In quell’occasione ci sentimmo per telefono e condividemmo le stesse posizioni. Da una parte si riproponeva il problema dei rapporti col sistema dei partiti, dall’altra quello tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa e quindi del ruolo dei Consigli di fabbrica in cui molti dei loro leader seguivano ormai più le posizioni dei rispettivi partiti che non i problemi reali della fabbrica. 

Il protocollo d’intesa col governo del 14 febbraio non fu condiviso dalla maggioranza comunista della Cgil e dal movimento degli autoconvocati

dei delegati più politicizzati delle grandi fabbriche. La logica sindacale (piattaforma, confronto con le controparti, verifica dei risultati) stava cedendo il passo a logiche strettamente di schieramento politico. Secondo Paolo Feltrin che collaborò con lui al centro studi di Firenze tra il 1985 e il 1989, Pippo era granitico nelle sue convinzioni, ma di una mitezza sconcertante, ti ascoltava con attenzione, privo di qualsiasi supponenza, senza alcuna pretesa di farti cambiare idea. Per Gian Primo Cella un silenzioso e lucido interprete dell’innovazione sindacale nella rappresentanza e nella rappresentazione del lavoro.

Questo libro ci aiuterà a non dimenticare il suo contributo.

Franco Marini lo definisce un competitore ideale all’interno della Cisl. Dopo il sindacato continua la sua instancabile attività sociale e politica approfondendo i temi ecologici, un antesignano dell’ecologia integrale (ambiente e giustizia sociale) di cui oggi si parla. 

Nel 1992 si candida con il Movimento La Rete fondato da Leoluca Orlando, poi continua con Riformismo & Solidarietà promossa da Pierre Carniti e con la relativa rivista il Bianco & il Rosso. 

In un intervento a un seminario della Fim del 1993, poco prima dell'ictus, Morelli ricostruisce le vicende storiche e la necessità di innovare l’azione del sindacato. Il concetto di autonomia intesa non solo come liberazione dall’influenza dei partiti, ma anche come concetto positivo.

L’autonomia era stata teorizzata da Pastore e Romani, ma noi, sottolineava Morelli, volevamo far uscire trentadue deputati Cisl che stavano in Parlamento. Era chiaro l’obiettivo di costruire un sistema economico-sociale diverso da quello capitalista e che partisse dalle lotte e dalle conquiste sindacali. All’interno della Fim si era stabilita una logica di etica collettiva di condotta, una sorta di etica francescana, su cui si è riflettuto ancora troppo poco. Era un’etica democratica, discussa e partecipata e si discuteva sui comportamenti personali e collettivi.

Il rapporto tra i vecchi del sindacato e i giovani, aveva concluso Morelli, è anche quello di testimoniare come si concretizzano i valori proclamati, nella vita privata quotidiana e nell’impegno pubblico.

Conquiste del Lavoro / via Po / 14 luglio 2021 

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